QUALE FUTURO PER IL NOSTRO TERRITORIO

Circa un anno e mezzo fa l’Associazione, come di consueto, si è interrogata su “quale futuro” dare a questo consolidato gruppo di lavoro. Ne è nata una programmazione che sta guidando il nostro “da fare” tenendo sempre bene in mente le finalità e la direzione che insieme abbiamo individuato. Al di là della concretezza imposta dal che fare e come fare è emerso un sogno comune che abbiamo così riassunto: “Creare le condizioni, il posto, in cui tutti abbiano la possibilità di star bene e vivere in maniera dignitosa la propria vita, lasciando che la natura esprima la propria bellezza”.

Confrontandoci ed interrogandoci sul come realizzare tale ambizioso sogno, ci siamo resi conto che è necessario perseguire tre obiettivi fondamentali:

  • la difesa del nostro territorio (vedi vicenda Giardinetto),
  • la conoscenza della realtà che va dall’essere consapevoli di ciò che ci circonda all’acquisizione di competenze anche in campi nei quali non ci siamo mai cimentati, dall’imparare a districarsi fra normative e regolamenti allo sviluppo di una coscienza critica
  • il possibile sviluppo che dunque fa sintesi fra conoscenza e potenzialità e colma l’abisso che separa realtà quotidiana e sogno.

Ma come per qualsiasi progetto ambizioso è importante il metodo, dunque ce ne siamo imposti uno che passasse attraverso una fase di analisi-conoscenza, una di discussione-confronto e solo alla fine una di proposte. Lavorare in questo modo ci ha permesso non solo di ascoltarci ma anche di dare valore al pensiero di ciascuno/a, non ignorando nessuno e giungendo ad una visione comune. Ecco, in questo tempo così intriso di battibecchi, proposte, incontri-scontri e comizi, abbiamo deciso di condividere, con chiunque ne abbia voglia, una nostra analisi del mondo che è globale ma anche locale ed individuale.

Per prima cosa ci piacerebbe porre l’accento sull’importanza dell’individuazione non solo dei problemi ma anche e soprattutto delle cause: non si può ragionare in termini di “corsa ai ripari” ma si deve cominciare a ragionare in termini di prevenzione. Per far ciò bisogna interrogarsi sul perché perpetuiamo inesorabilmente, come una recitazione di un mantra, sempre gli stessi errori. Scovare le cause profonde ed additare dei responsabili non è cosa semplice e rischia di essere un’analisi superficiale ma quello che è emerso dalle nostre discussioni è che le cause sono sia dentro di noi che fuori. Ci siamo riscoperte persone con uno scarso senso civico e sempre più spesso con scarsa responsabilità individuale come se i mali di cui ci lamentiamo fossero sempre da ascrivere a qualcuno che sta più in alto di noi. D’altra parte è difficile incontrare soggetti con una identità chiara che siano capaci di riconoscere le contraddizioni che abitano in ciascuno: eppure chi di noi potrebbe dire di vivere la propria vita facendo scelte commisurate alle nostre reali esigenze? Quanti di noi abitano in case che rispondono alle esigenze delle nostre famiglie? Quanti di noi riescono a fare esattamente ciò in cui credono? Sembra piuttosto che le scelte di ciascuno/a siano guidate sempre dal dio danaro e che un atteggiamento da clienti asserviti alla politica di turno sia entrato nelle ossa: che sia per avere un lavoro o realizzare un balcone fuori norma poco importa! E questo non fa altro che rispecchiarsi nella realtà locale dove l’interesse privato prevale su quello pubblico, le scelte riguardanti la politica economica da adottare sono fatte all’insegna del guadagno, che sia di pochi o di molti non conta, l’urbanizzazione viene utilizzata come strumento di consenso elettorale, le promesse individuali vengono usate come merce di scambio, si elaborano progetti e si costruiscono case senza tener conto di quali siano i bisogni di un paese intero, pur avendo strumenti per coinvolgere la popolazione non li si utilizza o lo si fa al solo scopo di buttare fumo negli occhi, non si tenta di valorizzare l’esistente alimentando l’abbandono e il degrado di alcune aree, le stesse normative che dovrebbero tutelare il cittadino vengono interpretate, derogate, delegate al solo scopo di creare escamotage che permettano tutto e anche di più. La verità che scopriamo è che non esiste un’idea precisa del futuro del nostro paese ma un’idea dell’hic et nunc, qui e subito!

E se fin qui ci siamo interrogati sull’individuo e la realtà locale il passo successivo è un’analisi delle cause globali che, pur apparendo lontane da noi, influenzano in maniera determinante le nostre scelte quotidiane:

  • basti pensare all’importanza di un’economia finanziaria completamente avulsa dalle vite umane e che non ha niente a che fare con il nostro quotidiano e col lavoro di ogni giorno;
  • basti pensare alle farraginose e complicate norme e regolamenti che in tutti i campi complicano anziché agevolare le nostre vite e tutelano i furbi e i disonesti rendendo legale ciò che non dovrebbe esserlo;
  • basti pensare al tecnicismo imperante che non tiene conto dei fabbisogni reali delle persone;
  • basti pensare ai condoni che sprezzanti del diritto premiano gli abusi;
  • basti pensare ai cavilli burocratici che permettono sviluppi disorganici dei nostri territori;
  • basti pensare ai bisogni indotti che subiamo passivamente perché qualcuno ci convince che sia conveniente spendere più del dovuto, costruire più del necessario, perdere il nostro tempo anziché impiegarlo!

E si potrebbe continuare ancora.

Ecco però che, lavorando per comprendere, il quadro si fa chiaro e le proposte per un futuro a misura d’uomo sono innumerevoli e ciascuno/a riesce ad individuare possibili interventi da attuare per ciò che concerne: la viabilità come per esempio un piano di mobilità intelligente che studi la frequenza del mezzo pubblico, l’ambiente e la vivibilità come l’ampliamento del canile o la realizzazione di centri del riuso-riciclo, i servizi come il potenziamento del centro dell’impiego o la creazione di una rete di assistenza alle fasce più deboli, l’edilizia come una pianificazione del territorio che tenga conto del contesto e dei bisogni reali dei cittadini o sgravi fiscali per giovani coppie che vogliano ristrutturare case nel centro storico, l’economia del territorio come una reale valorizzazione delle risorse a nostra disposizione o la creazione di un distretto agro-alimentare che miri a creare un paniere di prodotti locali, le relazioni con la pubblica amministrazione come referendum popolari che tengano conto del parere dei cittadini su proposte di una certa rilevanza. E tanto altro ma sempre con in mente idee chiare che puntino a far si che le nostre scelte quotidiane siano volte ad un consumo critico, non si creino relazioni di sfruttamento né con la natura né con le persone, ci si schieri affinché sia univoca la propria direzione, ciascuno/a senta la responsabilità delle proprie scelte, si abbia un’attenzione viva nei confronti delle generazioni future, si creino condizioni di lavoro in cui non esistano padroni e sottomessi, si smetta di consumare e sprecare il nostro territorio, si rispettino le decisioni e i tempi di ciascuno, si viva la sobrietà come fervida lucidità, si riconosca la preziosità di ciascuno. Sezione a parte merita la cultura e la cittadinanza attiva: coinvolgere i cittadini anche attraverso un assessorato ad hoc sarebbe un segnale importante perché sviluppare un’intelligenza creativa è un bisogno oltre che un dovere imperante. Qualcuno di noi, sottolineando le grandi difficoltà che si incontrano nell’immaginare il nostro territorio, pratica per la quale nessuno ci insegna come fare, ci ha invitato a riflettere su come sia invece facile per ciascuno di noi sognare le mura domestiche che accoglieranno le nostre famiglie e allora forza…informiamoci, organizziamoci, confrontiamoci e impariamo a sognare il nostro territorio!