Venerdì 11 novembre scorso, presso la cattedrale di Lucera, si è inaugurata la terza edizione di Ecotium, organizzata dal Distretto Culturale “Daunia Vetus”, con l’intento di promuovere nuovi esempi di vita per rendere i cittadini protagonisti nelle proprie città. Ecotium vuole essere un’occasione per discutere e riflettere sulla possibilità di un nuovo modello di vita sociale, con a base un’altra economia, magari, pacifica e conviviale, capace di ripristinare il senso della misura, dell’equilibrio, del vivere secondo parametri più umani e meno economici, più salutari e meno stressanti, più sobri e meno eccessivi, più rivolti alla conservazione del creato che al suo progressivo e preoccupante consumo . Uno stile di vita calzante all’obiettivo di Ecotium è quello che fa riferimento alla decrescita, tema affrontato durante gli incontri della prima edizione. L’etica della contemporaneità, vista da angolazioni diverse, ha caratterizzato gli appuntamenti dello scorso anno.
L’argomento della terza edizione è la responsabilità. Nel primo incontro ce ne ha parlato don Luigi Ciotti, fondatore del “Gruppo Abele” e presidente nazionale di “Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” (coordinamento di oltre 1500 tra associazioni, gruppi, scuole e realtà di base per la promozione e la difesa della cultura della legalità).
L’11 novembre 1972 don Ciotti prende i voti e riceve in affidamento come parrocchia la strada. Il luogo più appropriato dove incontrare e conoscere tante realtà diverse, tante persone diverse nelle quali riconoscere il volto di Dio. Ed è proprio dall’accettazione e dallo svolgimento dell’incarico assegnatogli che, don Ciotti ha potuto svolgere quello che ha definito l’impegno che la vita ci affida: la libertà, la massima espressione della dignità umana. Impegnare la propria libertà per liberare chi libero non è: chi è senza lavoro, i poveri, le vittime dell’usura, della criminalità, della mafia, chi è costretto a prostituirsi … In questa diversità, che è il sale della vita, riscopriamo l’importanza dell’unicità delle persone. Il primo diritto di ogni persona, infatti, è di essere chiamato per nome.
L’esperienza come uomo di fede e come cittadino ha consolidato in don Ciotti i riferimenti sui quali costruire il proprio impegno, il Vangelo e la Costituzione. In questo contesto viene menzionata la democrazia, che si fonda su due doni, la giustizia e la dignità umana. La spina dorsale della democrazia è l’impegno responsabile non solo dello stato, delle istituzioni, ma di ciascuno di noi. Non dobbiamo giudicare e commentare l’operato altrui, pretendere che gli altri facciano il proprio dovere, se noi per primi non ci guardiamo dentro, nella nostra coscienza, e ci impegniamo assumendo la nostra dose di responsabilità.
Ed ecco che viene introdotto l’altro valore fondamentale, la saldatura tra la responsabilità individuale e la giustizia: la legalità! Bisogna credere nella giustizia ed impegnarsi nel costruirla. Non è sufficiente indignarsi e riempire le piazze, bisogna adottare un profilo morale trasparente, fare dell’etica una professione. Non basta denunciare (la denuncia è annuncio di salvezza), occorre trasformare la denuncia dell’ingiustizia in impegno responsabile e libero per costruire, con gli altri, un futuro migliore.
Don Ciotti termina l’incontro parlando di cultura, che dà la sveglia alle coscienze e fornisce gli strumenti per essere una persona più libera. Dove manca la cultura non vi è profondità e la deriva culturale che investe il nostro Paese è conseguenza di un sapere “per sentito dire”, dove le informazioni vengono trasmesse senza cogliere veramente il bisogno di cose vere e concrete che ci proiettano in avanti.
Concludiamo questo nostro contributo con una frase su cui riflettere di Don Ciotti: in un mondo di ingiustizie sempre più intollerabili, la speranza rischia di diventare un bene alla portata di pochi. Vogliamo dire no a questa falsa speranza, fondata sulla disperazione degli esclusi, impegnandoci a costruire la speranza vera, la speranza di tutti“.