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| 13/01/2009
I PRODOTTI DELLA NOSTRA CULTURA
Parliamo dei rifiuti
logo comitato salute e territorio
Contenitore del vetro nei pressi della scuola media. Data foto: Aprile 2010.

Tarsu, tia, discarica, termovalorizzatore, riciclo, recupero, biomasse....questi sono solo alcuni dei termini utilizzati di sovente dai nostri amministratori, una volta per convincerci che il termovalorizzatore è necessario, un'altra volta per giustificare l'aumento della tassa per i rifiuti che paghiamo....insomma confonderci le idee di modo da far passare per buona qualsiasi loro decisione, coerente o contraddittoria che sia rispetto ad una decisione precedente. Ci siamo chiesti: deve essere per forza così? La nostra risposta è NO: questo il punto di partenza che ci porta a proporvi un piccolo percorso, attraverso questo volantino, che "ci aiuti" non a renderci esperti in gestione dei rifiuti ma ad acquisire quelle competenze di base che ci permettano di discernere quello che vogliamo da quello che non vogliamo.
Ma cos'è un rifiuto? Rifiuto è qualcosa di cui noi ci disfiamo. Ciascuno di noi produce un rifiuto nel momento in cui decide di gettar via un oggetto che si ritiene non serva più....questo non vuol dire in realtà che non sia più utile o utilizzabile!

In media nel 2000 si producevano 467,2 kg/anno per abitante; nel 2005 si era passati a 529,25 kg/anno; nel 2008 la produzione è stata di 543,85 kg/anno...in pratica ogni giorno ognuno di noi produce circa 1,5 kg di rifiuti!
Oggi si punta sempre più sulle famose 4R: riduzione, riutilizzo, riciclo (RD), recupero energetico. Analizziamo un po' questi termini. Riutilizzare significa usare un oggetto o un prodotto più volte...regalare le scarpe del nostro bambino che ormai è cresciuto ad un cuginetto più piccolo, comprare l'acqua nelle bottiglie di vetro (il famoso vuoto a rendere che i bambini non conoscono più!). Ridurre significa diminuire la quantità di rifiuti prodotti....acquistare prodotti alla spina (come i detersivi) senza imballaggi, evitare prodotti usa e getta, riutilizzare le buste della spesa, non cedere alla tentazione di affettati in contenitori in plastica ingombranti e del tutto inutili! Riciclo significa permettere che un materiale che non serve più al suo scopo ne assume un altro...separare una bottiglia di vetro in modo che possa diventare un vaso! Recupero energetico significa recuperare energia dalla combustione (ma non solo!) dei rifiuti...biogas, termovalorizzatore.
Siamo certi che ognuno di voi leggendo questi semplici suggerimenti si sia detto "io lo faccio già", ma qui nasce la prima contraddizione: ma se davvero si punta su queste 4R come è possibile che il trend di produzione dei rifiuti sia costantemente in aumento?

Vi proponiamo ora un viaggio virtuale all'interno del nostro "secchio dell'immondizia" per capire di cosa stiamo parlando. D'altra parte come si può pensare di comprendere il destino (possibile) dei nostri rifiuti se non ne conosciamo la composizione? Da studi statistici si è giunti alla conclusione che, mediamente, una famiglia produca rifiuti dalla seguente composizione merceologica:
50-55% materiale riciclabile (plastica, carta, vetro, metalli, indumenti, legno....)
30-35% materiale organico o biodegradabile (avanzi di cibo, gusci di uova, bucce, tovaglioli di carta usati....)
10-20% è il materiale residuale che non può essere riciclato, il cosiddetto indifferenziato.

Vediamo ora, in una situazione ideale ma non irrealizzabile, che fine fa questo materiale. Per semplicità vi proponiamo un diagramma a torta che ne faciliti la comprensione:
Quel 50-55% di cui parlavamo è tutto il materiale riciclabile: viene raccolto e portato alla piattaforma di selezione che, oltre a ripulire il materiale, lo separa (ad esempio per colore) e lo rivende a quei consorzi di filiera, obbligatori per legge, che ne eseguono l'effettivo riciclo. Una piccola nota: se il cittadino non fa una buona raccolta differenziata non è detto che le piattaforme di selezione ritirino il materiale! Per esempio se 8 cittadini fanno una buona RD e 4 no, questi ultimi rischiano di compromettere la fatica degli altri 8!
Quel 30-35% invece, che abbiamo chiamato umido, se raccolto separatamente , può essere destinato agli impianti di compostaggio che, con un semplice e naturale processo, possono trasformarlo in ottimo ammendante, una specie di concime che ovviamente può essere rivenduto agli agricoltori. E' questa la quota dei rifiuti più problematica. Infatti, l'organico che ancora oggi portiamo in discarica (illegalmente) è il principale responsabile cui attribuire la formazione del famoso percolato che, se non raccolto opportunamente, provoca gravi contaminazioni ambientali.
In ultima analisi troviamo quel 10-20% di indifferenziato che se paragonato alle attuali percentuali del nostro indifferenziato (circa l'80%), ci mostra chiaramente quanto potremmo già contribuire alla diminuzione di materiale portato in discarica. Dunque se le amministrazioni lavorassero in questa direzione, che motivo ci sarebbe di un termovalorizzatore? (PS. Ne è previsto uno a Borgo Mezzanone, a 20 km da Troia!).

Certo oggi, per normativa, le discariche andrebbero costruite con criteri ben precisi: ottimo isolamento alla base, sistema di raccolta del percolato, materiale in entrata per lo meno biostabilizzato (sottoposto cioè a trattamento biochimico preventivo onde ridurne i rischi biologici), alberi di recinzione per non deturpare il paesaggio circostante, massimo riempimento permesso a livello del suolo.
Qui di seguito una foto di una discarica:

Discarica di Passo Breccioso


No, non è in qualche paese del terzo mondo o in Campania: è la discarica di Passo Breccioso, a due passi da casa nostra!
Ma guardiamo un po' la nostra realtà: quella troiana. Consultando il sito www.regionepuglia.it alla sezione rifiuti e bonifiche, è possibile rinvenire i dati di RD de nostro piccolo paese afferente all'ATO FG/3 (ambito territoriale ottimale, che racchiude paesi vicini che dovrebbero avere un sistema di gestione rifiuti unificato...nel nostro caso praticamente assente: anche questo è illegale). E' doveroso riconoscere a noi cittadini una RD nettamente migliorata rispetto a qualche anno fa e decisamente più alta rispetto a molti dei paesi della Capitanata (siamo al 16,6% nel 2009). Come spunto di riflessione però, vi proponiamo qualche dato previsto dalla normativa. Il Decreto Ronchi, del lontano 1997, obbligava al raggiungimento di questi obiettivi:
15% entro il 1999; 25% entro il 2001; 35% entro il 2003.

Il Testo Unico Ambientale 152/2006 fissava invece questi obiettivi:
35% entro il 31 dicembre 2006; 45% entro il 31 dicembre 2008; 65% entro il 31 dicembre 2012.
Tutti obiettivi non solo disattesi ma fortemente lontani dalle nostre attuali percentuali di RD. Si potrebbe obiettare che la normativa è spesso lontana dalla realtà, ma perché in alcuni paesi europei (vedi Germania) e anche in alcune realtà italiane ciò è possibile?

La nostra Amministrazione Comunale intelligentemente ha previsto una RD porta a porta (senza cassonetti) che possa sfruttare una piazzola di stoccaggio sita in via Lucera, vecchia di un decennio e mai realmente utilizzata se non negli ultimi tempi per i rifiuti ingombranti. Peccato però che la gara per l'affidamento del servizio sia stata espletata da tempo escludendo dall'apertura pubblica delle offerte il Comitato che, testardamente, si è presentato in Comune per chiedere spiegazioni nel dicembre 2009. Tutto sembrava ok. Siamo a Pasqua e tutto tace. Svegliamoci!

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