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| 05/11/2009
DAUNIA VETUS
Serge Lotouche - Decrescere per uscire dalla crisi
Serge Lotouche

Il modello occidentale di sviluppo è giunto ad un punto critico. I suoi effetti negativi sull'ambiente e sulla maggior parte dell'umanità sono evidenti. "Più che in altri tempi della storia, l'umanità si trova ad un bivio. Una strada porta alla disperazione e all'impotenza, l'altra alla totale distruzione." Con questa citazione di Woody Allen incomincia la sua preziosa e illuminante relazione Serge Lautoche, professore emerito di Scienze Economiche all'Università di Parigi XI e all'Institut des études du developpement economique et social, ospite del terzo appuntamento di Ecotium, il ciclo di incontri dedicati all'Economia dell'ozio organizzato dal distretto culturale Daunia Vetus.

Di fronte al bivio "Bisogna solo scegliere la strada" continua Latouche. E la strada da lui proposta è quella della Decrescita. "Vivere con meno è facile. Persino divertente", ha affermato sostenendo che "è necessario rallentare per offrire alternative credibili all'idea convenzionale di sviluppo; ma questo non vuol dire votarsi alla tristezza di un'infinita quaresima, bensì esaltarsi nella convivialità di un'austerità intelligente". La decrescita infatti non significa crescita negativa, è uno slogan che vuole rompere con gli stereotipi della crescita. In realtà bisognerebbe parlare di "a-crescita" con la "a" privativa, esattamente come si parla di ateismo. Occorre recuperare una visione laica dell'economia, che deve smettere di essere una religione la cui preghiera è il consumo e la cui chiesa è il supermercato. "Oggi non siamo più minacciati dalla catastrofe, siamo già nella catastrofe" , stiamo vivendo infatti la sesta estinzione della specie dopo quella che ha fatto scomparire i dinosauri, con la differenza, precisa Laotuche, che quest'ultima è organizzata dall'uomo, procede ad una velocità terrificante e può essere evitata solo dall'uomo. In questo scenario la crisi economica diventa una buona notizia perché essa crea lo shock grazie al quale possiamo rallentare ed evitare di fracassarci direttamente contro il muro dei limiti del pianeta.

Il nostro immaginario è colonizzato dall'economia. E come si dice? Quando si ha un martello nella testa si vedono i problemi sotto forma di chiodi. Quindi deconomicizziamoci! Uscire dal consumismo è possibile sotto l'impulso di due forze, una positiva ed una negativa. Quella positiva è l'aspirazione all'ideale di un mondo nuovo; quella negativa è pensare che la crisi attuale, frutto del capitalismo, porta conseguenze catastrofiche.

E qui arriviamo alla proposta del professor Latouche: appare proiettato alla parete un cerchio ("un circolo virtuoso") con 8 "r" collocate tutte intorno. E' il progetto politico di Latouche, "l'utopia concreta della Decrescita". Le 8 "r" rappresentano 8 parole d'ordine: rivalutare (prima di tutto la sobrietà), riconcettualizzare (la scarsità e l'abbondanza, il pubblico e il privato), ristrutturare (il sistema produttivo, costruendo cose più utili), rilocalizzare ("non è possibile che migliaia di camion trasportino ogni giorno acqua dall'Italia alla Francia e acqua dalla Francia all'Italia", è necessario al contrario favorire il consumo a "Kilometri zero" ), ridistribuire ("l'occidente rappresenta il 20% della popolazione mondiale e consuma più dell'86% delle risorse naturali"), riutilizzare ("per risparmiare risorse naturali e creare posti di lavoro"), riciclare ("ciò che non è possibile riutilizzare"), ridurre ("la nostra impronta ecologica, ma anche gli orari di lavoro").

Un programma tutt'altro che facile, come sottolineano nei loro interventi alcuni docenti universitari di economia. È difficile infatti, pur avvertendo la necessità di cambiare rotta, convincere gli individui e le collettività ad abbandonare un modello così rassicurante come quello centrato sul concetto di sviluppo. Come fare? "Decolonizzando il nostro immaginario - risponde il pensatore francese - attraverso l'arte, la poesia, l'ozio, le relazioni e tutto ciò che l'economicismo ha cacciato via dalle nostre vite come cose inutili.

Basterà questo programma per convincere i "tossicodipendenti" della crescita? Latouche non nasconde l'improbabilità della cosa. Non può esserci società della decrescita senza individui educati a recepirla, ma, d'altra parte, solo una società della decrescita può educare gli individui alla ricezione dei valori cui è ispirata: è a causa di questo circolo vizioso, osserva Latouche, che la rottura con qualunque immaginario dominante resta improbabile. Ma non impossibile. La rottura parziale sta già avvenendo in altre parti del mondo, come in America Latina e comunque quello che è impossibile a livello globale può essere possibile a livello locale e individuale
Non resta che continuare a dialogare con gli individui e le collettività potenzialmente sensibili. Con quale spirito?Latouche risponde citando Gramsci: "Temperando il pessimismo della ragione con l'ottimismo della volontà".

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