RAGIONEVOLE DUBBIO

E’ difficile oggi costruire un gruppo che abbia una propria identità, cioè una visione comune dell’oggi.  La chiave di lettura dell’oggi ti permette di criticare il passato per guardare i suoi errori e costruire meglio il futuro. Ma è proprio la dimensione del futuro che oggi viene preclusa. L’orizzonte appare sbarrato e il futuro si presenta in una prosecuzione infinita del nostro presente. L’idea stessa di un domani qualitativamente diverso dall’oggi è negata alla radice. L’impossibilità di tale futuro è infatti tra le più consolidate e granitiche certezze ideologiche dei nostri giorni. Si tratta di un presupposto che in genere non è neppure più necessario esplicitare ma che all’occasione può essere espresso apertamente e senza giri di frasi. Quante volte sentiamo: “è la globalizzazione che ci porta a questo”, oppure: “è il mercato che ce lo impone” inoltre: “è l’Europa che ce lo chiede” e tutti, senza capire, scuotiamo le spalle e si va avanti con un pezzo di futuro in meno.

Recensendo l’ultima opera di John Galbraith (L’economia della truffa), la giornalista dopo aver puntigliosamente elencato tutti i capi di accusa dell’autore nei confronti degli sviluppi del capitalismo contemporaneo, ha pensato bene di chiudere così la sua recensione: “È tutto clamorosamente vero. Ma pare più un urlo di dolore che un tentativo di offrire una ragionata soluzione alle debolezze di un sistema che non è perfetto, ma il migliore possibile”.. Rispetto a certezze come queste noi pensiamo che non si può non considerare il dubbio come l’atteggiamento rivoluzionario dei nostri giorni. Il dubbio come forma di protesta, una delle poche cose che ancora ci è consentito fare oggi. Dubitare di tutte le cose che non costano fatica, di chi si offre di risolvere i nostri problemi, di chi non vuole farci preoccupare, dubitare di chi promette. Il dubbio come preludio per capire le cose in prima persona, passando per la non delega per attuare per quanto possibile la vera e necessaria democrazia.♦