IL FUTURO DI GIARDINETTO

 


2007: il primo processo Giardinetto si concluse già con la prescrizione dei reati

ascritti agli imputati e trasmissione degli atti alle competenti autorità amministrative (Comune, Provincia e Regione) per i provvedimenti di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati.

Che cosa si fa poi? Comincia l’iter per la caratterizzazione del sito ma al momento dell’approvazione del piano, arriva il sequestro della Guardia di Finanza.


Febbraio 2009 (sono passati 2 anni dalla prima sentenza)!

Febbraio 2010: Comincia il nuovo processo Giardinetto con i seguenti capi d’imputazione:
1)    …provocato “disastro ambientale”
2)    “…si attesta falsamente…di aver proceduto alle operazioni di messa in sicurezza e bonifica dell’amianto…così inducendo in errore la Regione Puglia, che approva il relativo piano senza avere cognizione dell’effettivo stato di inquinamento ambientale dello stabilimento”
(sono passati 3 anni dalla prima sentenza)!
I nuovi reati sono ipotizzati sulla base della scoperta di quantitativi notevoli di materiali interrati (in aggiunta a quelli già accertati in superficie nei capannoni!)
Il nuovo processo conta 17 Costituzioni di parti civili, tra cui la  nostra. Incontriamo diversi amministratori al fine di ottenere la costituzione anche di Comuni e Provincia.
Facendo un po’ di conti (in difesa del territorio!): PM, 17 parti civili, 10 avvocati, 5 tecnici di parte (quasi mai presenti)

Dalla perizia del prof. Masi (consulente tecnico del Tribunale):
(sono passati 4 anni dalla prima sentenza)!
AMIANTO: In relazione all’amianto evidenzia che le operazioni di bonifica hanno interessato 1500 m2 di superficie anziché 10.000 m2 ma ritiene “che non vi sia stato dolo nel dichiarare effettuate le operazioni di messa in  sicurezza d’emergenza del sito anche perché il rischio amianto risulta entro i limiti di legge per quanto attiene al parametro fibre aerodisperse.” (anche se non sono state condotte analisi sull’aerodispersione ma ci si è affidati alle analisi del 2008 effettuate dall’ARPA).

DISASTRO AMBIENTALE: “Il quantitativo dei materiali rinvenuti, la loro composizione chimico-fisica, e le modalità di deposito non possono dare garanzie a lungo termine circa la dispersione di inquinanti. Si ritiene urgente procedere ad organiche azioni di messa in sicurezza del sito e delle strutture civili che già notevolmente vecchie, in mancanza di qualsiasi forma di manutenzione, potrebbero collassare esponendo agli agenti atmosferici ulteriori materiali pericolosi. Non si può escludere che, …si possano essere verificati picchi di emissioni in atmosfera…
Non vi sono evidenze di un danno ambientale in atto o risalente indietro nel tempo. Tale circostanza è determinata dalla favorevole condizione idrogeologica …che non può comunque costituire motivo di ulteriore ritardo nell’attuazione delle misure di messa in sicurezza dell’area.”
Masi conclude: “Un giudizio complessivo sul rischio ambientale dell’intera area allo stato attuale è di situazione potenzialmente pericolosa”.
In un primo momento ha parlato di rischio effettivo solo in caso di eventi meteorologici eccezionali che si verificherebbero con una frequenza di  1 evento ogni 100 anni; in un secondo momento invece ha ricordato che le piogge eccezionali di Genova e della Sardegna non sono eventi neppure contemplati dalla statistica!
Allo stesso modo il Prof. Nicoletti (consulente tecnico di parte dell’Associazione Salute e Territorio), parlando dei cambiamenti climatici in atto, ha sottolineato l’assoluta imprevedibilità di tali eventi eccezionali e l’eventualità che gli inquinanti non vengano ritrovati all’esterno perché ormai entrati nel ciclo biologico dei vegetali lì coltivati.
Il Dott. Scapicchio (consulente tecnico della Guardia di Finanza) invece ha ribadito l’assoluta incertezza riguardo ad eventuali  danni già verificatisi riportando l’attenzione su alcuni inquinanti quali benzene e idrocarburi altamente volatili e quindi non più rintracciabili.
Viene messa in evidenza anche  la -pericolosità del materiale interrato, - la forte ventosità del sito.

Dalla giurisprudenza relativa al capo d’imputazione “DISASTRO AMBIENTALE” si rinviene:
La Corte di Cassazione ha specificato che i reati di disastro sono tesi ad incriminare quei comportamenti che mettono a repentaglio l’incolumità di un indeterminato  numero di persone, non essendo necessario che il danno materialmente si verifichi in quanto la norma tutela la “messa in pericolo del bene incolumità pubblica”
Il disastro innominato di cui all’art. 434 cod. pen. è un delitto a consumazione anticipata, in quanto la realizzazione del mero pericolo concreto del disastro è idonea a consumare il reato mentre il verificarsi dell’evento funge da circostanza aggravante”.



 BONIFICA e FUTURO DI GIARDINETTO:
STIMA DI MASI
•     messa in sicurezza permanente del sito: 5.000.000 euro
•     rimozione integrale: 13.000.000 euro
•     trattamento in loco di decontaminazione delle matrici ambientali: costo intermedio
IPOTESI DI FORMENTON (consulente tecnico di parte degli imputati)
Il sito, date le sue caratteristiche idrogeologiche, potrebbe avere come futuro la sua trasformazione in discarica di rifiuti speciali.
(sono passati 7 anni dalla prima sentenza)!


Ricapitolando….delle CONSIDERAZIONI:
•    Alcune costituzioni di parti civili appaiono più FORMALI che sostanziali;
•    Aspetto umano completamente ignorato: gli abitanti di Giardinetto soli;
•    Produzione di un’infinità di carte la cui finalità pratica risulta di difficile interpretazione
(ES: Richieste dell’ASL non seguite da una verifica in campo della realizzazione di ciò che si dichiara nelle “carte”; Richiesta di un’indagine epidemiologica avviata ma i cui risultati, seppur parziali, non sono fruibili)

Competenza:
•    Pur partendo da un livello di conoscenza scarso, attraverso l’impegno, la passione, il lavoro  e l’amore per il proprio territorio si maturano competenze che possono far arrossire professionisti e professori universitari;
•    Dunque non esistono cittadini incompetenti ma esistono cittadini interessati che non riescono a rimanere indifferenti di fronte alla menzogna, alle cose dette senza conoscere o dette per sentito dire, alle gratuite interpretazioni di fatti gravi e veri;
•    La parola seria detta da una persona che ha voglia di conoscere, capire, studiare, sia che  sia laureata o meno, ha un valore immenso, va rispettata.

Istituzioni:
•    La legislazione ambientale è frammentaria e ancora incompleta.
•    È evidente uno scollamento fra le varie responsabilità: ci sono talmente tanti responsabili che alla fine non c’è un vero responsabile (amianto); diventa difficile per un cittadino muoversi fra i numerosi Enti.
•    Si percepisce una tendenza a sminuire la gravità dei reati ambientali (Masi ci parla più volte dei gravi danni ambientali provocati dagli agricoltori, all’ASL ci parlano del fatto che molto dell’amianto usato negli anni passati è tutt’ora presente e non bonificato) come se la presenza massiva di problemi di questo genere giustificasse scempi di tale portata;
•    Spesso le logiche Istituzionali e i meccanismi burocratici sono più importanti delle vicende umane; invece di difendere i diritti dei cittadini li scoraggiano e li disorientano facendo perdere di vista l’obiettivo sostanziale (si continua a discutere  sulla quantità dei rifiuti senza rimuoverli o metterli in sicurezza );
•    La competenza di coloro che rivestono un incarico istituzionale va accompagnata da un interesse vero e dalla coscienza, nella consapevolezza di giocare un ruolo fondamentale nella risoluzione del problema.



Importanza di proteggere le attività economiche:
•    La tutela dell’economia del territorio, sacrosanta, non può prescindere dalla salvaguardia della salute dei cittadini e dalla protezione delle peculiarità territoriali che intrinsecamente hanno un valore immenso.
•    Che fine ha fatto l’immagine della nostra città, l’immagine delle aziende di Giardinetto, il danno della nostra economia?

Interessamento-disinteresse-delega:
•    Chi si batte per il proprio territorio, chi scava, chi chiede, chi si interressa spesso viene definito “terrorista” e minacciato anche di querela per procurato allarme, mentre chi inquina, distrugge, probabilmente uccide non viene neanche nominato;
•    Al “ma chi te lo fa fare? Tanto non si risolverà niente!” si alternano atteggiamenti di stima ma ci chiediamo quale valore possa mai avere una pacca sulla spalla se, poi, quasi nessuno amplifica questo bisogno di giustizia e ci ritroviamo di fronte alla solita vecchia delega. Pensare che le Istituzioni possano sostituirsi al nostro impegno è sbagliato. Il dibattimento processuale sta evidenziando l’importanza della presenza dei cittadini.
•     L’esperienza ci insegna che una cosa fatta non è come una cosa non fatta: la delega è di certo fallimentare, l’impegno potrebbe non esserlo!


I cittadini possono e devono interessarsi alle questioni collettive poiché essi “solo” sono veramente soggetti super partes in quanto l’unico interesse è e rimane la salvaguardia della propria terra;
Giardinetto è ed è stata una finestra sul nostro territorio che ci ha fatto conoscere come funziona la macchina burocratica e conoscerla significa saperla affrontare in maniera appropriata …e non solo per Giardinetto!
A partire da una vicenda “particolare” è possibile e si deve costruire una visione “generale” . Facendo esperienza sul caso Giardinetto ci si ritrova ad affrontare istituzioni, cittadini, legislazione. Questo dà la possibilità di capire che problemi apparentemente molto distanti fra loro… disboscamento, cementificazione, reati ambientali… sono solo diverse facce di un unico problema: un disinteresse assoluto nei confronti del bene comune e l’importanza smisurata che si dà all’interesse del singolo a scapito di quello collettivo!