NON CI RESTA CHE PIANGERE?

Ogni individuo, prima o poi, nella sua vita si pone delle domande: “Chi sono? Che voglio per me e per le persone che amo? Che tipo di vita voglio vivere?” Le risposte non sono sempre le medesime, perché spesso si hanno obiettivi diversi, e diverse influenze che ci spingono a perseguirli. Ognuno di noi ha un ideale da raggiungere, uno stile di vita da tenere. Vi siete mai domandati se ciò in cui credete e sperate sia giusto, non solo per voi, ma anche per chi avrà in eredità il vostro cammino? Scavare in noi stessi è importante per crescere, per fortificarci, per acquisire consapevolezza.

Ma questo percorso che porta all’essenza delle cose spesso viene distorto da una visione più esteriore dell’essere. Tutti abbiamo “cose” da apprezzare e proteggere: salute, famiglia, benessere (non solo economico), lavoro, … e non meno importante il creato: l’ambiente naturale, il territorio, è essenziale per la formazione dell’individuo, ma viene sempre più spesso svenduto per interessi economici. Perché abbiamo perso quel contatto emotivo con madre terra, perché non ci curiamo di ciò che dà la vita. Amare la propria vita significa amare la propria terra, difenderla da chi vuole imbrattarla, danneggiarla, inquinarla; chiunque violenta il territorio, violenta il genere umano. I veleni sversati e tombati a Giardinetto sono una violenza alla nostra vita, alla nostra salute, al nostro lavoro, alla nostra crescita, una violenza fatta ai nostri figli e alle generazioni che verranno. Per tutto ciò bisogna lottare, contro una burocrazia ingarbugliata, contro la strafottenza di chi si è arrogato il diritto di decidere del nostro futuro. Ma soprattutto bisogna distruggere il muro dell’indifferenza che cinge il cuore di molte, troppe persone. Non sentiamo la necessità di conoscere ciò che avverrà del nostro territorio, o per lo meno è un qualcosa che scatta in noi solo in un piccolo frangente. Domandiamoci il perché c’è disinteresse nei confronti degli altri e dell’ambiente che ci circonda. Forse perché la via della felicità effimera è più semplice da seguire. Cercare in noi stessi la gioia autentica è un percorso estremamente difficile, che ci allontana dall’esteriorità e dal modo comune di pensare. Ai nostri figli vogliamo lasciare una posizione economica stabile, un buon lavoro, magari una casa. Noi vorremmo lasciare più di questo: una terra fertile che dà vita, dove riconciliarsi con se stessi, dove non si è costretti a respirare veleno. Come potremo ottenere ciò? Certo da soli sarà impossibile, ma se altre persone condividono lo stesso sogno, e sono disposte a lottare ed impegnarsi per ottenerlo, pensiamo che potremo lasciare in eredità qualcosa di buono. ♦